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Milano, baby gang 'tradita' da Facebook: con i coltelli rapinano i ragazzini nei parchi, 30 colpi

Gli arresti dei poliziotti del Commissariato Monforte Vittoria, guidato da Giuseppina Suma

Agivano come una vera era e propria banda di malviventi nonostante la loro giovanissima età. Sempre in gruppo, alcuni estraevano un coltellino, altri facevano da palo o semplicemente creavano il 'clima' propizio. E poi, dopo aver minacciato le vittime, le rapinavano di tutto quello che potevano. Almeno 19 colpi ma si sospetta possano essere gli autori di altre 11 aggressioni. In manette, per ora, sono finiti tre componenti della baby gang che 'scorrazzava' nell'area sud-est della città di Milano, tra largo Marinai D'Italia, Wow Spazio Fumetto, i giardini della Guastalla e la Rotonda della Besana.

Sono due diciottenni, tra i quali c'è anche quello che secondo gli investigatori del Commissariato Monforte Vittoria, guidato da Giuseppina Suma, era il leader della gang, un ragazzo italiano ma di origine tunisine, arrestato in flagranza già a fine ottobre e un altro italiano. Quest'ultimo, neo 18enne, è finito in comunità insieme ad un 15enne. Indagati invece altri quattro ragazzini, tutti tra i 17 e i 14 anni, e provenienti da famiglie italiane normalissime, stando al racconto dei poliziotti che hanno seguito le indagini.

Ecco come agiva la banda: il video

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Un filone investigativo partito da una più attenta e approfondita lettura delle numerose denunce ricevute dagli uffici del Commissariato di via Carlo Poma. "Negli ultimi mesi erano aumentate le denunce di genitori e ragazzi che descrivevano sempre situazioni e personaggi analoghi", ha spiegato la dirigente Suma. In particolare c'erano alcuni dettagli sui capellini firmarti, i profili Facebook e le caratteristiche del capetto italo-tunisino, che hanno spinto i poliziotti ad approfondire meglio la questione. Per prima cosa le famiglie dei ragazzi rapinati sono state chiamate a fornire altri dettagli, non senza difficoltà: alcuni genitori pretendevano che i responsabili fossero arrestati subito.

Molte delle vittime hanno riferito di aver riconosciuto alcuni membri della gang su Facebook. Altri hanno raccontato che il gruppetto ormai era tanto noto che molti di loro capivano della rapina prima ancora delle minacce. Un ragazzino ha raccontato che i bulli avevano avuto la faccia tosta di tornare da lui per chiedergli anche il pin per sbloccare il cellulare che gli avevano appena rapinato.

Col passare dei mesi, il cerchio si stringe attorno ai sette membri della baby gang. Non tutti però hanno avuto lo stesso ruolo nelle rapine, 15, né nei furti, 4. Quelli sempre presenti sono i tre finiti in manette. Gli altri sono solo indagati. Il gruppo - secondo la polizia - avrebbe iniziato a terrorizzare i coetanei della zona dal mese di maggio. Il loro 'lavoro' sarebbe continuato ininterrottamente fino a fine ottobre. Il frutto dei colpi veniva poi reinvestito in abiti firmati e smartphone costosi. Bottini che poi venivano esibiti con spavalderia con le foto sui social network, una ricerca di 'gloria' che è costata cara ai malviventi in erba.

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